Divagazioni personali, politiche e non politiche

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AVUS
view post Posted on 30/5/2008, 11:50     +1   -1




Divagazioni sulla rappresentanza politica

Parlo un po’ di politica, cioè della disciplina che regola da venticinque secoli la vita della Polis, a noi pervenuta e applicata grazie al mondo dei greci e delle loro città-Stato, ove nacque la democrazia.
E’ indubbio che l’occidente debba tutto a questi progenitori di razza e di mente, a Platone e Socrate soprattutto, altri non esclusi, per aver evidenziato e diffuso quei principi di libertà e valori che il nostro mondo moderno applica. Questi avi, al loro tempo, si opposero alla cupa impostazione degli assolutismi teocratici e dispotici orientali e persiani, fermandone gli eserciti con le proprie spade e idee, altrimenti saremmo divenuti, e forse rimasti, una delle Satrapie del grande Re, Serse, Ciro, Dario, o altro esso sia stato.
Dalla Grecia vennero le idee politiche, filosofiche, sociali. Roma le accettò, le variò ben poco in quanto erano già compiute in se stesse, ci aggiunse però ciò che mancava, il braccio, la forza, la spada, il pragmatismo, l’organizzazione di un impero, eccedente gli angusti confini delle città elleniche o italiche. Queste idee non ci lasciarono, anche nei secoli più bui del primo medioevo, quando rimasero latenti ma non defunte o assenti.
Da esse ne deriverà ciò che definiamo “democrazia moderna”, “laicismo illuminato”, “partecipazione ragionata”, cioè il governo del Demos il quale, con le sue varianti, è ciò che pensiamo di avere oggi.
Bando alle elucubrazioni e passo a come io la pensi della situazione attuale e di quella conosciuta nella gioventù.
Ciò anche per confermare la giustezza o meno delle mie idee formatesi in un lungo periodo epocale, che ritengo non più variare, stante anche la data di nascita sulla Carta d’Identità.
Bene, ammetto che lo status odierno a me non piace affatto. Sia chiaro, non lo rifiuto, evito così sia tacciato quale rivoluzionario anarcoide, ma se dico di accettarlo non posso affermare di amarlo.
Per me ha ben poco a vedere con una democrazia come dovrebbe essere intesa. L’ho già detto, Winston Churchill affermò che la democrazia è un regime colmo di difetti, ma è indispensabile e di meglio non è stato trovato nulla, almeno ad oggi. Concordo anch’io quanto alla sua necessità e alle difficoltà per trovare altre soluzioni.
Di questo discorso sulla Democrazia, di cui si discute e scrive da tremila anni e oltre, intendo ora trattarne la parte fondamentale per ogni altro sviluppo, quello della “Rappresentanza Politica”
Devo prendere atto che oggi di veramente democratico ci sia poco.
Nella forma rappresentativa odierna vedo l’inutilità sostanziale di un parlamento, intendendo per ciò Camera e Senato, i cui componenti dovrebbero essere indipendenti da tutti e tutto, rispondendo dell’operato alla nazione e ai cittadini, e non inclusi in ferrei gruppi politici, referenti alle segreterie dei partiti di appartenenza e ad altri centri più o meno palesi. Sono quindi i partiti, e non i cittadini, a disporre per le politiche nazionali. Le decisioni maggiori, lascio le minori, vengono prese non nelle sale camerali, bensì in quelle partitiche, e chissà che queste non rispondano poi ad altri gruppi o livelli, come ne ho fondato sospetto, quali logge nazionali o internazionali di tipo massonico, livelli giuridici, civili, servizi segreti, chiesa, altro ancora (potrei aggiungere mafia, camorra e simili).
E come potrebbe sanarsi tale situazione? In via chimerica direi che, ferma la libertà individuale di ognuno, nella Camera e Senato dovrebbe vietarsi rigidamente l’appartenenza di deputati e senatori a gruppi specifici di inquadramento, qualsiasi essi siano, e che il rappresentante del popolo sia impegnato solo alla sua volontà, diretta al bene della nazione, e non di fazioni esterne o interne. Inoltre che il suo voto sia anonimo, escludendo sempre e comunque quello palese onde evitare possibili condizionamenti interni ed esterni.
A che varrebbe diversamente? Non è necessaria la pletora dei mille rappresentanti se le decisioni che valgono vengono prese da altri centri, salvo poi scodellarle in aula già precotte per essere approvate, magari con qualche modifica di facciata solo per salvare le apparenze e imbrogliare la realtà dei fatti.
Quindi, mi ripeto, l’attuale sistema non è di mio gradimento, oltretutto con la pletora dei costi spaventosi che esso comporta, non ignorando che solo ottanta anni or sono Giovanni Giolitti si recava a svolgere le sue mansioni di Presidente del Consiglio spostandosi in tram, e non con le auto blu e scorte di polizia a non finire.
La mia non è una esternazione inutile, è una logica che non accetta, oltre l’attività istituzionale, la proliferazione di incarichi molteplici, sovente virtuali o poco utili, sempre in ogni modo costosissimi.
Ciò semplificherebbe le cose, anche se quelle semplici non sono per noi, esseri complicati della razza umana.
Quanto alla pletora dei costi del sistema resta l’immane bisogno di denaro pubblico, alla fin fine nostro, per consentire lo svolgersi dell’iter interno ed esterno delle due Istituzioni camerali e del tanto loro aggiunto o connesso.
Sono stato amico di più esponenti di livello. Ho ben conosciuto un ministro di quelli che contano, un sindaco di spicco dell’area nord, alcuni sottosegretari, e tutti mi hanno riferito delle loro entrate eccellenti nonché delle inimmaginabili spese, non so quanto veramente opportune, al di fuori di quelle supportate dai partiti.
Pur se parlo di anni or sono (oggi potrebbe essere diverso) resta un fatto emblematico. Il ministro mio amico, a valere uno per gli altri, ne evito nome e dicastero, quando era deputato in buona fase di decollo mi diceva: …”Le mie entrate finanziarie? Sono notevoli (allora sui dieci milioni mensili oltre extra, un patrimonio) ma se non fossero così alte non saprei come fare. Devo tenere un ufficio a San Babila, alcune segretarie, il collaboratore factotum (oggi portaborse retribuito dalla Camera), un autista, a volte due, non essendo un ragazzino, una serie di uffici e ufficetti nei centri minori della regione, con almeno un referente locale, tutto ufficialmente gratis, ma Dio te ne salvi quando si dice gratis, i costi piovono a raffica evidenti, diretti, striscianti.
Ho un periodico che stampa mensilmente ventimila copie distribuite gratis, per il quale dei rimborsi ce l’ho, ma coprono si e no metà della spesa, e poi, e poi, sagre paesane, ricorrenze, presenze, interventi, conferenze, alberghi, cerimonie, sempre con code finanziarie; senza considerare che per essere eletto, oltre il contributo del partito, ho impiegato quasi duecento milioni dei miei. E non credere io esageri, un paio di megafeste provinciali o comunali confermerebbero d’aver speso pure poco. La conclusione per dirti che se non sei un peones, legato a chi ti destina alla carica per una – due legislature e poi ti scarica, prendendosi anche un contributo dalle tue spettanze (i comunisti la metà, i più rossi peggio, agli altri andava meglio), per far bene la politica ti servono una disposizione e volontà di ferro, un partito serio, una posizione primaria, una coscienza elastica e un sacco di soldi che ti rifarai dopo, ciò è certo, ma dimentica di poter limitare le spese e scordati il fai da te, verresti rigettato in un baleno. In definitiva, come dappertutto, più spendi e più incasserai, ci saranno competenze, commissioni, incarichi, consulenze, contribuzioni, favori in un certo senso retribuiti, e potrei seguitare un bel po’, ma se seguiti a pensare ai dieci milioni mensili essi bastano a poco. Pensa che per affrontare le elezioni ho contratto perfino un prestito con le Banche, le quali ci lucrano e sono quelle che guadagnano più di tutti. E che dire poi delle decine di migliaia di non eletti (se non centinaia), che sperperano cifre da capogiro, per quanto ridotte o meno esse siano state? E se ciò l’ho riferito a me puoi immaginarti cosa accade nell’ambito dei Partiti, organizzazioni che hanno necessità di interventi e finanziamenti a non finire (tangentopoli era da nascere)”... E questo lo diceva un deputato importante, prossimo ministro.
Su queste contribuzioni extra ne ho esperienza diretta.All’epoca, anche se lavoravo a Milano, ero il Presidente di una Cooperativa Edilizia romana. Ebbene, il mio capo mi interpella e dice:
…”Senta, per l’operazione casa, alla quale sono interessato anch’io in quanto vorrei liberare l’edificio ove abitate in benefit, chieda all’Ingegnere XX. Lo conosco, le cose le sa concludere” …
Interpello l’Ingegnere, ci pensa, discreto fondo spese, poi:
…”Vi faccio una proposta. Lotto prestigioso nella zona EUR, voi siete una quindicina, però privati, devono subentrare altrettanti impiegati pubblici, di cui ho disponibilità, così posso attivare una pratica con la Cassa Depositi e Prestiti che finanzierà il tutto, terreno e progetto compresi, con un mutuo trentacinquennale al 3,50%.”… Poi:
…”Il vostro Dottor X sa che le cose le concludo. Prendete atto che il quattro per cento del finanziamento andrà al partito di governo X, senza il quale non faremmo nulla.. Per quanto mi concerne non mi dovete parcelle. Desidero però che il progetto e la direzione lavori siano affidati al mio studio, dovreste comunque commissionarli a qualcuno e ciò non vi costerebbe di meno”… Ci riuniamo, la tangente sembrava elevata e poi venne la realtà.
Un mutuo trentacinquennale al 3,50 allora non se lo sognava nessuno, ed era difficile anche per i ministeriali privilegiati (i tassi degli altri erano più del triplo e i mutui, al massimo ventennali, si erogavano in cartelle fondiarie da negoziare in borsa, perdendoci il quindici per cento e più, mentre la Cassa Statale l’importo lo finanziava in bonifici finanziari diretti). Inoltre il terreno veniva ceduto già urbanizzato, a prezzo convenzionato, e altri complementi molteplici. Qualsiasi altro consulente e studio d’architettura sarebbe costato di più, mutuo a parte, per il quale sentimmo Istituti e finanziarie con risultati da infarto, anche come loro commissioni, meglio dire tangenti.
Quindi accettammo l’offerta. Puntata a Roma da nomi importanti, tutto inizia a muoversi speditamente, poi l’ingegnere, al ritorno da un congresso politico in Abruzzo, telefona:
…”Mi raggiunga, ho notizie urgenti”.... Vado e:
…”Non se ne fa’ più niente, il fondo spese, se volete chiudere la pratica, ve lo tornerò. Il governo è caduto (cadrà due mesi dopo, la decisione era stata presa due prima) e il sig. Ministro non ha più facoltà di prendere certi impegni. Se volete passo ad offerta diversa”… (lo farà e si concluderà positivamente senza buste e a costi maggiori).
Ecco come si finanziavano partiti e politici per sanare i loro conti, senza inutili perbenismi.
Lo disse chiaro Craxi in Parlamento ma tutti, ipocritamente, fecero orecchie da mercante e facce scandalizzate.
La giustizia si accanirà poi su qualcuno di loro, lui compreso, ne ignorerà invece altri per motivi che ancora mi chiedo e posso supporre. D’altronde il discorso del mio amico e le esperienze successive mi confermarono, orrore degli orrori, che spesso questi percorsi siano più conclusivi delle vie di uno Stato carente e inefficiente (che sto affermando! mi limito però a constatare una realtà di fatto). Un amico, industriale campano, mi diceva:
… “da quando pago un fisso a XX ho disdettato l’Istituto di sorveglianza, ricevo facilitazioni di ogni genere, fiscali comprese, e guai se qualcuno viene a infastidirmi in campo economico o personale. Sono nell’insieme soddisfatto, prima spendevo di più. Ho incluso ogni cosa nei costi di esercizio, i mezzi per farlo non mancano”…
Così vanno le cose da secoli, da sempre, in pubblico, privato, nelle istituzioni, nelle organizzazioni laiche e religiose.
Non posso che prenderne atto (ho il sospetto- che qualcosa del genere vigesse anche nell’Italia fascista e nella Grecia amata). Tornando alla politica essa è ugualmente lo specchio di questa situazione. Deputati e Senatori, a parte i pochi di spicco immutabili e immortali, si sbranano fra loro per entrare nelle stanze dei bottoni. E questa è democrazia? No, è un basso concepimento del servizio pubblico, con mille ombre e difetti, altro quanto detto da Churchill! Al tempo del Duce provarono ad avviare un nuovo sistema, cioè di impostare la composizione della Camera con elementi designati per mansioni, inserendovi la maggiore dirigenza economica, politica, sindacale, istituzionale. Di modo che la loro stratificazione, oltre l’età più leggera, veniva a rappresentare l’élite attiva del paese, con sviluppi futuri interessanti, che non si concretarono stante la caduta del Fascismo e l’avvento di una nuova impostazione statale. Per il Senato la formazione era ancor più rigida. In esso, oltre i membri di diritto (Principi reali) gli altri lo erano per meritocrazia e nomina a vita, costituendo un’alta sede di indirizzo della nazione.
Io penso che questo sistema, pur sempre un tentativo d’inizio, fosse poco compatibile con i concetti di democrazia pura nati ad Atene. Comunque, se rappresentanza deve esserci, perché non considerare anche quella per mansioni, oltretutto a tempo determinato come si dice oggi, cioè finché gli interessati ricoprano le loro incombenze? Per assegnare gli incarichi al tempo del fascismo stavano già studiando la possibilità di farlo in qualche forma selettiva, o preselettiva, cioè un tipo delle primarie odierne.
Ciò però restò un’intenzione, non ci fu il tempo di concludere alcunché.
Concludo il pensiero sul sistema rappresentativo attuale, dal quale iniziano e si diramano tutti gli altri sviluppi politici e sociali, confermando il basso livello della mia stima, che potrei esternare, ma lo evito, rifacendomi ad argomentazioni qualunquiste, populiste, o di polemica inconsistente. Non desidero poi immergermi in uno sterile revanscismo corporativo, sarebbe del tutto inutile.
La rappresentanza politica è cosa seria, quindi ben vengano quattro – cinquecento - mille eletti dal popolo, retribuiti giustamente e in forma trasparente, non con le esagerazioni alle quali si è giunti.
Che non abbiano però legati mani, piedi, corpo, collo, anima, al carro dei partiti politici e altre organizzazioni di controllo o lobbystiche, nonché ai carri numerosi dei loro Capi palesi o occulti.
Altrimenti, e questa è una provocazione, ufficializziamo le formazioni politiche e parapolitiche (oggi sono istituzioni private) e facciamo prendere le decisioni per il Paese dalle loro assise consiliari, magari riunite in una specie di maxi Consiglio di Amministrazione della nazione, da non chiamare però il Parlamento o il Senato della Repubblica Italiana, sarebbe una offesa per le Istituzioni nazionali tutte. Però i miei sono solo pensieri di chi vorrebbe veder migliorata una situazione ingrata, conscio trattarsi di sogni difficili da concretare, comprendere e accettare.


Edited by AVUS - 13/7/2017, 15:48
 
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Caty1
view post Posted on 30/5/2008, 19:12     +1   -1




Grazie Francesco
 
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Hegel72
view post Posted on 2/6/2008, 20:59     +1   -1




image Sempre prodonde, pertinenti e chiare le tue divagazioni Francesco.Ti ringrazio per me e altri tutti image
 
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AVUS
view post Posted on 13/7/2017, 14:56     +1   -1




Solo uno sguardo al dopo 1946, alle difficoltà sempre presenti, al mio impegno e lotta per creare una cooperativa ad hoc, onde avere una casa top, in un quartiere top, risoltosi positivamente sia a mio vantaggio, sia per alcuni irriconoscenti colleghi che la casa la volevano si, ma sostanzialmente gratis o quasi.
 
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3 replies since 30/5/2008, 11:50   48 views
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