Commemorazione dei defunti, A modo mio

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AVUS
view post Posted on 8/11/2008, 21:16     +1   -1




Torna come ogni anno il Dead-Pryde. da non concondere ovviamente col Gay-Pride. Visto che di orgogli ce ne inventiamo parecchi eccone uno nuovo, anche questo
Oggi e domani, 31 Ottobre e 1 Novembre, Roma vedrà centinaia e centinaia di migliaia di visite, se non milioni, ai suoi luoghi di defunti. Ciò sarà ovviamente anche per Martedì 2 Novembre, la vera ricorrenza dei morti, ma il grosso dello tsunami della rimembranza sarà nei due giorni precedenti, oltretutto non di lavoro.
Ecco allora il mio intervento, diciamo particolare, a modo mio - rivolto non tanto a genitori, nonni, avi, zii, comgiunti e amici rutinali vari, quanto a chi mi fu compagno di vita, di fede, di opera, che ha lasciato un segno laicamente profondo nell'animo. Lo proposi e lo ripropongo. Nulla è variato di sostanziale dal precedente anno.

La commemorazione dei defunti

Questi giorni in tutte le case, ove più, ove meno, si parlerà di coloro che non ci sono più. Fra questi, oltre i soliti parenti, ci sono coloro che se ne andarono in malo modo attorno il 1945, o anche dopo, con intatta la loro fede nel Capo di allora, cioè che agirono e pensarono come io ancora agisco e penso dopo sessanta anni malgrado tentennamenti e perplessità. Beh! provo a parlarne.
Manca una settimana al 2 Novembre e, conscio di ciò che accadrà quando due milioni di romani, forse più, si scateneranno nei meandri, viali, campi, dei cimiteri romani, io anticipo la visita beneficiando così del modesto affollamento, pur sempre superiore alle normali presenze, in quanto altri assieme me hanno deciso di effettuare la visita che ritengono un po’ d’obbligo, un po’ di piacere funereo! Anche questa volta, come lo scorso anno, ho voluto fare una commemorazione dei defunti a modo mio. Così, accantonati per una volta i miei cari, genitori, nonni, zii, parenti, conoscenti, che comunque visiterò in seguito, ho dedicato la giornata ad una rievocazione particolare, personalizzando quella che a Roma, e forse altrove, chiamano la “Festa dei Morti” (che allegria! mi auguro che loro si divertano, come non so, altrimenti che “festa” sarebbe?). E questo tentativo di ricordare amici, camerati e compagni lo faccio per me, nonché per coloro che leggono i miei scritti..
Arrivo allora al cimitero del Verano, il principale di Roma, come è il Maggiore a Milano, acquisto un grosso mazzo di fiori dalla mia giovane fioraia di sempre, evitando la sciatta proprietaria del banco.
La ragazza aggiunge due rose bianche come omaggio e inizio il giro di ricordi e rimembranze. Mi illudo di disporre di una notevole quantità di fiori fintanto non incontro una signora anziana che ne stringe fra le braccia due-tre volte i miei, pazienza, mi ero sbagliato! Una rosa e alcuni crisantemi li depongo subito dopo l’ingresso sul pavimento della tomba di Claretta Petacci, l’eroina del 1945, che dimostrò amore e sacrificio estremi per il suo uomo ideale di fisico, di spirito, di anima. Sono accanto i familiari, Marcello, ucciso a Dongo, la sorella Miriam, che ho conosciuto, i genitori. La parte anteriore in cristallo è ancora priva di una grossa lastra spaccata da vandali imbecilli, quindi per ora è e resta aperta giorno e notte, con la speranza non si verifichino ulteriori atti inconsulti.
Un pensiero e proseguo. Qualche fiore va al sindacalista Armando Casalini, che da balilla salutavamo a braccio teso. Discorsino con lui e vado oltre (dovetti diventare grande per capire chi fosse, da piccoli facevamo il saluto e basta, pensando fosse un secondo Duce). Alcuni fiori li pongo nel vasetto dell’amico Pierluigi, già balilla genovese, che dal suo minibox mi guarda e sorride. Ci ha lasciati da poco e si è fatto cremare. Salutino e avanti.
Due-tre crisantemi vanno sulla lapide del tenente della Finanza Giorgio Maria Barbarisi, che il 5 Giugno 1945 guardava il cielo, ormai sua patria, ammazzato da chi aveva uccisi tanti altri nostri fratelli e innocenti Il tenente Barbarisi lo incontrai pochi attimi dopo il decesso, forse ancora vivo. Gli ricordo quei giorni funesti e proseguo.
Un pensiero anche al generale del genio navale Umberto Pugliese, lì di fronte, progettista della Vittorio Veneto, che curò il recupero delle corazzate affondate a Taranto, e al mio amico Francesco, li’ vicino, maggiore dell’esercito morto a 42 anni mentre si dedicava alla organizzazione di una delle ultime sfilate per la festa della repubblica, prima che un Presidente della Repubblica che non qualifico le abolisse per un lungo periodo.
Qualche fiore lo getto sul piancito dell’ossario che accoglie i resti dei tanti morti nei bombardamenti aerei romani (e della mia sorellina Rita), qualche altro lo lascio nella cappella dell’ingegnere mio direttore generale il quale, ebreo, seppe convivere con Vaticano, tedeschi, alleati, cristiani, antifascisti, fascisti, e se ne andò per sua fortuna prima che gli scatenati rossi riuscissero a distruggere il complesso aziendale da lui diretto, solo perché proprietà S.Sede. Lo saluto con rispetto, così per il figlio, della mia età, la sua signora e il genero che riposano accanto. Poi i fiori stanno per finire, malgrado fossero tanti, e il mio giro non è terminato.
Penso di uscire e comprarne altri, ma quanto è immenso il Verano, è una città! Sono stanchissimo e decido di semplificare il tour nonché di lesinare gli ultimi rimasti Oltre i fiori conterà pure l’intenzione, o no? conterà il discorso aggiuntivo che ho cura di avviare quando mi trovo di fronte a chi si sacrificò per l’Italia, o no?
Non sono mai andato, per ragioni di tempo e opportunità, nonché per la presenza con me di persone interessate solo ai loro morti-parenti alla cappella che accoglie i resti dei caduti o seguaci della Repubblica Sociale, ove dovrebbe essere stato traslato un amico carissimo, nonché collega di lavoro e abitazione, già nella Nembo RSI.
Trattasi di una unità militare controversa, ritenuta da molti presente solo nelle forze del sud, cioè di Vittorio Emanuele III e Badoglio. Non è esatto, una unità gemella, come battaglione, opererà con la Repubblica Sociale e farà parlare di se sul fronte di Anzio, a Roma-Decima, al nord, accorpando poi i suoi resti in una compagnia che confluirà nel reggimento “Folgore”. Come non ricordare i Comandanti Rizzati, medaglia d’oro alla memoria, Sala, altri di loro, e le decorazioni italo-tedesche, fra cui la medaglia d’oro al giovanissimo parà Camuncoli?
Tanto ardita fu l’opera della Nembo RSI che ne parlerò a parte, anche perché il loro fronte lo frequentai anch’io e due amici cari, fratelli, ne fecero parte con dedizione e valore. Così decido di trovare gli ex RSI.
Chiedo a un anziano sorvegliante ove essi siano e lui mi da’ volentieri le indicazioni, come se la pensasse similmente a me. Precisa ad alta voce, per farsi sentire meglio dai vicini: “Quelli di Salò sono al centro del riquadro sedici, in una cappella con cupola, non c’è da sbagliare”. L’imbrunire s’avvicina, la giornata è corta e non sono abituato al semibuio che inizia a distendersi già prima delle diciotto. C’è ancora per pochi giorni l’ora legale, dopo sarà peggio. Dovrei affrettarmi per l’uscita, ma un tentativo devo farlo. Dov’è il sedici?
Una giovane e pietosa sorvegliante mi sorpassa con l’auto di servizio, mi vede stranito, torna e si offre di accompagnarmi in zona, anche perché stavo avviandomi verso una parte sbagliata.
…”Ora scenda, questo è il diciannove, il sedici è di dietro”.. Ringrazio e mi guardo attorno. No! questo è il quattordici, l’altro il tredici. Finalmente il sedici, con la luce sempre più scarsa. Lo visito ma la cappella circolare non c’è. Avrò sbagliato. Decido di smettere e nell’uscire, solo per conferma, controllo il numero. Il cippo indica bene il sedici, guardo meglio e c’è qualcosa alla base. Porca miseria, è un “bis”, cioè il riquadro è il sedici bis.
Decido così, per fede e per tigna, di non rinunciare alla visita. Trovo il sedici senza bis o tris. Salgo ed ecco la cappella, grande, spaziosa, ma alquanto trascurata e con bel po’ di foglie secche, polvere, terra, all’interno, ove noto alcune lapidi con scolpite torce e fiamme. In alto una scritta riporta: “ai martiri fascisti”, sulla base una lapide aggiuntiva indica un po’ di nomi, fra i quali, gli ultimi tre, sono Mantakas e i due fratelli Mattei, quelli che, per la sinistra, si sarebbero dati fuoco da soli! Li leggo tutti, il mio amico che speravo di incontrare non c’è, però dopo anni che tentavo, trovo il mio giovane superiore della GIL Raffaele Galluzzo, un paio d’anni maggiore di me, fatto fuori a Torino dai partigiani (gli tagliarono la testa). C’è un errore, il nome è riportato come Raffaele Galluzzi, cioè una “i”al posto della “o”. Mi riprometto di tornare col pennarello indelebile dei CD e correggerlo. Però non sono sicuro che “lui” ci sia materialmente o si tratti di un ricordo del sacrificio subito (così infatti sarà).
Ora che ho trovato il posto mi riprometto comunque di tornare a visitare con calma i camerati d’un tempo.
Gli rivolgo per adesso due parole, sistemo gli ultimi fiori, proprio due, e mi avvio verso un’uscita impropabile. Infatti era dall’altra parte. Per fortuna una signora gentile alla quale mi rivolgo mi corregge e indirizza meglio, così raggiungo l’esterno a cancelli già semichiusi e mi allontano fra gli ultimi.
Preciso, a complemento della visita che, con la collaborazione di un giovane impiegato dei servizi cimiteriali, ho potuto poi rintracciare l’ubicazione della sepoltura di Raffaele Galluzzo, nonché quella dell’encomiabile ed amato vicino di casa, deceduto nel 1955, il quale, quando la Milizia fascista mi arrestò per diffusione stampa comunista, mi fece rilasciare e salvò forse la vita (vedere Fiaccole di Gioventù). Che pomeriggio duro! Ho percorso chilometri a passo veloce, lento, incerto, anche su campi e viali spesso non asfaltati o in dissesto. Si fatica più a camminare irregolarmente che non nel modo consueto.
Non sono venuto con l’auto, sarebbe stata una sconsideratezza per il parcheggio, cerco un impossibile taxi, ripiego su tram e bus radi e lenti, così ci vuole un’altra ora abbondante per tornare a casa ove giungo distrutto, coi polpacci che non posso toccare. Rapida doccia e posso stendermi in poltrona.
L’anno scorso, con lo stesso itinerario e fatica fu diverso. Dovetti correre ad un convegno serale che amici del Forum avevano organizzato in un ristorantino intorno piazza dell’Orologio. Non posso dire che fossero coetanei perché le loro età, tutte sommate, superavano di non molto la mia (sigh!). Passai così una serata con Claudio, Marco, Giacomo, Davide, Iacopo, che mi trovarono frastornato dalla stanchezza, dedicando il primo brindisi indovinate a chi? sforzatevi di poco, al Duce (gli riservai anche posto e coperto). Rientrai a casa attorno le ventiquattro con un passaggio offertomi da uno di loro volenteroso e gentile. Torniamo ad oggi. Vado a riposare e mia moglie, il mattino dopo, si preoccupa di non vedermi in piedi alle dieci, io che mi alzo intorno le sei.
Meno male che non mi si rivolge con: ...“senti Frà, non dire di essere stanco, tu che hai poco da fare dovresti…” sarebbe stata una tragedia. Beh! a pranzo qualcosa del genere avviene con mia figlia la quale, in virtù di questa mia presunta assenza di fatica e libertà da impegni, mi affida qualche intervento da svolgere.
In questi giorni di ricorrenza dei defunti avrei voluto incontrare anche il mio Capo d'allora. Lo farò un’altra volta, a casa sua. Mi sono rivolto però anche a lui per dirgli che ho incontrato parecchi che lo conobbero, lo seguirono, si sacrificarono. Gli ho parlato dell’Italia di oggi, non più quella mia giovanile che non aveva gli scatenamenti esistenziali odierni, ma era più umana e sana. Infine, già che ero li’, ho avuto modo nel mio girare, solo per averli incontrati e notati, di salutare Marcello Mastroianni, amico e balilla al Carlo Grella, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Aldo Fabrizi, Ettore Petrolini, Trilussa, Gabriella Ferri, simboli di un tempo lontano per i cambiamenti radicali degli ultimi anni. Un pensiero l’ho dedicato ai miei magistri d’un tempo, al francese prosciugatore del Fucino, a chi finì con la corazzata Roma, ai caduti della resistenza. Inutile accennare a Mameli, famiglia Garibaldi, i morti pontifici. Mi allontanerei talmente che, se paragone facessi, sarebbe col medioevo.
Al mio Capo, che malgrado tutto non ho abiurato, dico che tutti sono passati e di loro se ne parla ormai poco o nulla. Solo la sua memoria e opere sono quelle che in parte, molto in parte, hanno resistito ad ogni asperità di cose, uomini, decenni, e mi auguro restino tali per anni (magari riviste molto e molto, va bene?). No! La “festa dei morti” non è per lui in quanto, pur se nell’al di la’, rappresenta il passato, il presente e un po’ di futuro.
Ricordo una storia della mamma sul fiore dei defunti, il Crisantemo, eccola:
..“a una bambina stava morendo la madre e lei chiese alla Madonna di salvarla. Questa rispose che non poteva, però gli consegnò un fiore dicendogli che l’avrebbe fatta vivere tanti giorni quanti petali aveva, da toglierne uno ogni sera. Era un crisantemo a petali larghi. La bambina però con un paio di forbicine li tagliuzzò, ricavandone tante striscioline da staccare. Così tutti furono felici, la mamma visse di più, la bambina pensò d’essere stata furbetta con la Madonna la quale benevolmente tollerò il sotterfugio e fece si che il crisantemo avesse poi come petali le tantissime foglioline tali quelli attuali”

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Memento Audere Semper


Edited by AVUS - 2/11/2010, 15:47
 
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Caty1
view post Posted on 9/11/2008, 08:32     +1   -1




Non riesco piu' nemmeno a commentare questi racconti Francesco... sono così perfetti ed intensi che ho paura di sminuirli con le mie parole... quindi come sempre... grazie. :)
 
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tery6
view post Posted on 4/12/2008, 14:13     +1   -1




Grazie Francesco..ricordi importanti per chi ancora c'è... :wub:
 
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AVUS
view post Posted on 4/12/2008, 20:13     +1   -1




;) ;) Come complemento e aggiornamento al racconto di cui sopra c'è che, con la collaborazione dell'amministrazione cimiteriale del Verano, ho potuto rintracciare la sepoltura del mio amico e comandante, leggermente più grande di me, Raffaele Galluzzo, ucciso dai partigiani a Torino. Altrettanto ho potuto fare per il mio vicino di casa che, oltre a numerosi piaceri che mi fece quando ero ... giovanissimo (sigh!) fu colui che mi tirò fuori dalla cella di sicurezza quando dei fascisti imbecilli mi arrestarono, come ho detto in questo libro. Capito? arrestare me che ero più ardente di loro! una idiozia conseguente ad un equivoco altrettanto idiota.
Per rintracciare le due sepolture ci sono state difficoltà. Anzitutto al Verano ci sono milioni di salme ed non avevo nemmeno le date di inumazione, si e no l'anno, e questa è già stata una bella difficoltà, poi c'è che non esisteva alcuna parentela con entrambi, e si sono affacciati problemi di privacy. Però l'aiuto di un encomiabile giovane impiegato il quale, da come mi è sembrato, la pensava come me, ha risolto ogni difficoltà. Ora ho i parametri precisi, zona, settore, campo, fila, numero, e presto mi recherò a trovarli. Ho evitato questi giorni in quanto farlo sarà per me un discreto impegno, e il tempo che incombe attualmente, con freddo intenso e acqua a volontà, non me l'ha permesso. Quando ci andrò lo farò sapere e lo commenterò.


Edited by AVUS - 2/11/2010, 09:02
 
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tery6
view post Posted on 2/11/2010, 09:43     +1   -1




Grazie Francesco..
 
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4 replies since 8/11/2008, 21:16   165 views
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